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Sweet Home Europa

de Davide Carnevali

Écrit en 2011 - italien

Présentation

Dopo le divisioni del secolo XX, nel vecchio continente il grande progetto politico del secolo XXI è quello di costruire la Grande Casa Europea. In un discorso davanti al Consiglio d’Europa, il 5 ottobre 1998, Michail Gorbaciov auspicava «un ampio spazio di cooperazione in cui tutti si sentiranno a proprio agio, come se si trovassero nella propria casa». L’immagine della casa è ripresa anche da Benedetto XVI in un discorso davanti al rappresentante della Commissione delle Comunità Europee presso la Santa Sede, del 19 ottobre 2009, in cui parlava di un territorio che è «più di un continente, una “casa spirituale”», rivendicando le radici cristiane dell’Europa. La domanda è: chi potrà vivere in questa casa? Storicamente il continente europeo nasce e si popola in seguito a grandi migrazioni provenienti da oriente –da quelle dei popoli indoeuropei alle invasioni barbariche- che hanno posto le basi per le nostre tradizioni culturali, commerciali, linguistiche. E non è un caso che anche Cristianesimo, Ebraismo e Islam -le tre grandi religioni monoteiste che hanno fatto la storia di questo continente- si rifacciano a una tradizione biblica che si apre con la Genesi, il racconto di una cacciata, di uno spostamento, di un invito a lasciare la propria terra per trasferirsi in un’altra. Eppure oggigiorno l’Europa ha un grave problema nel riconoscere il diritto all’immigrazione e ha una grande paura delle identità culturali e religiose differenti dalla sua. Questo è un testo sul problema dell’integrazione. Sulla possibilità e la capacità di accettare l’estraneo, lo straniero, l’altro. Un Uomo, una Donna e un Altro uomo sono i protagonisti di differenti storie particolari e allo stesso tempo di una stessa storia collettiva -quella di una famiglia, di un popolo, dell’umanità intera- che, nel continuo incontro e scontro tra civiltà, sembra ripetersi in eterno. Sull’Altro uomo ricade il peso delle generazioni precedenti e quelle successive, il peso di una tradizione secondo la quale chi non può vivere nella propria terra ne cerca un’altra in cui fondare una casa e una famiglia, per un nuovo posto in una nuova società. L’Uomo che nella propria comunità occupa invece una posizione di potere -politico, economico, culturale- farà di tutto per mantenere il privilegio di cui gode ed esercitarlo a suo vantaggio, a discapito del debole. La Donna, dal canto suo, cercherà sempre il suo ruolo in una società occidentale che, mentre critica quella orientale, tarda ancora a riconoscere la reale parità tra i sessi. A quasi vent’anni dalla nascita della UE, la Grande Casa Europea è un «cantiere ancora aperto», come lo definiva Gorbaciov. Ma in che direzione stanno andando i lavori? Stiamo costruendo uno spazio privilegiato per la garanzia dei diritti umani, o stiamo solo recintando una proprietà privata per vietarne l’accesso a chi non è desiderato? Questa Casa sarà una casa accogliente? A chi sarà davvero disposta ad aprire le sue porte?

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