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Giusto la fine del mondo

+ d'infos sur le texte de Jean-Luc Lagarce traduit par Franco Quadri
mise en scène Luca Ronconi

: Il teatro di Lagarce, una storia di incontri

di Jean-Pierre Thibaudat

Questo testo è stato scritto dall'autore come prefazione al volume Jean-Luc Lagarce “Teatro, I”, pubblicato da Ubulibri nel mese di febbraio 2009. Lo pubblichiamo per gentile concessione dell’editore.

Dal cerchio dei familiari stretti a quello della familia elettiva degli amici e degli amori, dalla vita del teatro alla cerimonia sociale del passaggio di potere da un vecchio a un nuovo direttore o governatore, dal tempo passato o futuro che accade e riaccade nel presente della rappresentazione, dalla difficoltà a dire e a come dire le cose, il teatro di Jean-Luc Lagarce incontra e incrocia molti sentieri. Ma lui parte sempre dallo stesso punto: l’individuo solo al mondo che volontariamente – per affrontare (risate e lacrime, stessa battaglia), per sentirsi meglio, per regolare i conti o fare il punto – oppure involontariamente, spinto dalle circostanze, si ritrova a contatto con l’altro, o più esattamente con gli altri perché il teatro di Lagarce è prima di tutto un teatro di gruppo, si tratti di famiglia, amici, colleghi, partner e persino del (o a cominciare dal) pubblico di lettori e spettatori. Tutte le pièce, tutti i testi di Jean-Luc Lagarce sono storie di incontri in un luogo unico e spesso indistinto. Alcuni personaggi si ritrovano, per il tempo di una pièce, imbarcati nella stessa storia. Una storia che, nella maggior parte dei casi, si riduce semplicemente e precisamente a questo incontro.
Ultimi rimorsi prima dell’oblio (1986) riunisce due uomini e una donna che vivevano insieme in una casa che avevano acquistato in comune e si ritrovano quindici anni più tardi per vendere eventualmente questo bene che, nel frattempo, è aumentato di valore. Questa pièce si inserisce in una sorta di trama romanzesca che Lagarce sviluppa attraverso più testi (compresi i due episodi di Storia d’amore), relativa alla storia comune di due uomini e una donna. Pierre è rimasto a vivere nella casa, Paul si è sposato con Anna, Hélène si è sposata con Antoine e hanno avuto due figli tra cui Lise, un’adolescente che è in viaggio ed è come la spettatrice sarcastica degli scambi tra persone della generazione dei suoi genitori. Tutto accade una domenica, e la sera ognuno, tranne Pierre, ripartirà.
La questione della casa non sarà stata risolta, ma il confronto sarà avvenuto tra persone che si ritrovano o fanno conoscenza sullo sfondo dell’imborghesimento e dell’invecchiamento dei tre vecchi amici e amanti.
In Giusto la fine del mondo (1990) ritroviamo due uomini, Louis e Antoine, e una donna, Suzanne, ma questi sono fratelli e sorella. Antoine si è sposato con Catherine, i due vivono nella stessa cittadina della madre, che abita nella casa di famiglia con Suzanne. Louis se n’è andato da molto tempo. In un prologo, questi dice di essere tornato dai suoi per annunciare che sta per morire, ma se ne andrà la sera stessa senza aver detto niente. Il padre è morto, si capisce che l’autorità paterna – che sarebbe dovuta essere prerogativa del fratello maggiore Louis – è passata, a causa dell’assenza di quest’ultimo, sulle spalle di Antoine che, come l’Antoine della pièce precedente, non è un intellettuale al contrario di Louis, che è uno scrittore.
Come in Ultimi rimorsi prima dell’oblio e come spesso accade nei testi di Lagarce, tutto gira attorno allo scambio verbale e al suo carico di confessioni, rivelazioni, rimorsi, silenzi, di cose non dette a lungo trattenute o difficilmente dicibili, e di cose dette alla fine, a volte con violenza. La forza poetica della scrittura di Lagarce risiede in questo movimento del dire che resulta spesso uno strazio. L’oralità della lingua è qui come presa alla sua fonte, nel suo emergere maldestro, esitante, a volte impedito e ostinato, attraverso un ritmo, un respiro che dà filo da torcere agli attori prima di offrirgli un raro piacere nel recitarlo. Sotto l’apparente ripetizione di parole, si recita la recita della verità del dire che in Lagarce non è estranea all’imbroglio.
L’imbroglio, la composizione, la recitazione sono incantesimi del teatro presenti nelle pièce dell’autore che trattano da vicino o da lontano questo ambiente, come nel caso di Noi, gli eroi (1995). Pur essendo uno scrittore di teatro, Lagarce è stato anche regista e direttore di una giovane compagnia con sede a Besançon che attraversò la Francia e l’Europa con vari gradi di successo. Ha scritto Noi, gli eroi verso la fine della sua breve vita per occupare i pomeriggi degli attori che recitavano nella sua versione di successo del Malato immaginario di Molière. Sulla sua scrivania, ha ritrovato qui un complice che era già stato tale in passato: Franz Kafka. Il testo di Lagarce attinge al suo Diario diversi personaggi e alcune battute, ma la storiadi questa compagnia teatrale, dei suoi stati d’animo e del suo girovagare in un’Europa centrale in tempo di guerra è squisitamente originale. Il teatro qui, come accade spesso, è uno specchio, un bellissimo specchio.
L'ultimo testo pubblicato in questo volume, I Pretendenti (1992), porta sulla scena diciassette personaggi durante una serata in cui vediamo il responsabile di una struttura culturale di una città di provincia venire sostituito da un giovane “lupo”, in presenza del rappresentante del ministero venuto da Parigi. La satira di questi ambienti, che Lagarce conosceva bene dopo averli osservati da vicino a Besançon, è tanto fine quanto feroce. E si applica a molti paesi, proprio come Il revisore di Gogol, commedia che non è senza parentela con quella di Lagarce. Il fatto che Lagarce fosse sieropositivo (cosa che non nascondeva ma che non ha mai voluto considerare come oggetto) e in seguito la sua scomparsa a 38 anni (nel 1995), vittima dell’AIDS, ha contribuito a offuscare il suo lavoro. Oggi valutiamo meglio l’umorismo delle sue pièce, anche delle ultime.
E accade con il suo teatro ciò che accade con quello di Cechov – di cui è per molti aspetti l’erede – lo si può tirare in tutti i sensi, ma esso resiste a tutte le prove, il che risulta sempre marchio di un grande opera.
Durante la sua vita, Jean-Luc Lagarce non vedrà nessuna di queste quattro pièce rappresentate. Ultimi rimorsi prima dell’oblio sarà semplicemente l’oggetto di una mise en espace, ovvero di una lettura migliorata.
Giusto la fine del mondo sarà rifiutata in tutto il mondo (anche dall’usuale editore di Lagarce) e sarà pressappoco lo stesso per I Pretendenti. Lagarce stesso tenterà di montare una produzione di Noi, gli eroi, ma non riuscirà a raccogliere un numero sufficient di coproduttori e anche questo testo rimarrà inedito.
Questi quattro lavori sono stati messi in scena con successo qualche anno dopo la morte dell’autore, Giusto la fine del mondo è entrato nel repertorio della Comédie Française nel 2008 e in quello della maturità liceale francese assieme a Noi, gli eroi. Un’ironia della storia che non sarebbe dispiaciuta a Jean-Luc Lagarce.

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